giovedì 16 febbraio 2012

Ingegneria all'avanguardia al tempo degli antichi

Ufficialmente i popoli dell'Europa e dell'Asia vennero in contatto con quelli delle Americhe solo a partire dal 1942. Eppure da un capo all'altro della Terra continuano ad affiorare le tracce di una remota civiltà globale particolarmente evoluta. Se mettiamo, per esempio, a confronto le mura megalitiche peruviane di Machu Picchu, le colossali teste dell'isola di Pasqua o le strutture di Sachsaywaman ( tutti luoghi del sud America) con le mura dell'Osireion egiziano di Abydo, ci accorgiamo subito delle incredibili analogie. In entrambi i casi, infatti, si tratta di costruzioni realizzate mediante l'uso di giganteschi blocchi irregolari estratti da cave che la maggior parte delle volte risultavano distanti dal sito centinaia o migliaia di chilometri. Macigni ricavati dalle pietre più dure e più pesanti al mondo, trasportati non si sa come attraverso vie impossibili per essere poi incastrati perfettamente tra loro senza l'uso di malta.

Il risultato lo possiamo ammirare ancora oggi tra i resti archeologici di queste meravigliose mura a "secco", dove le pietre risultano praticamente saldate tra loro con una tecnica ancora sconosciuta. I massi ciclopici così incastonati sono riusciti a resistere a tutti i danni prodotti dal tempo, comprese le scosse sismiche più devastanti: possedevano quindi caratteristiche di solidità e di resistenza notevolmente superiori a qualsiasi altra tecnica di costruzione moderna. Le pietre angolari di queste antiche costruzioni presentano poi delle caratteristiche davvero uniche, in quanto furono levigate e curvate fino a formare un angolo perfetto su un unico enorme blocco incassato magistralmente nel resto della costruzione. Teniamo presente che, se volessimo riprodurre mura del genere in epoca moderna, dovremmo ricorrere a tutte le ultime tecnologie con un dispendio enorme di capitali. Se pensiamo ai tempi in cui furono edificate queste mura ci rendiamo conto da subito che i tempi di attesa sarebbero stati incredibilmente lunghi, con anni e anni di massacrante lavoro solo per preparare ciascuna singola pietra. Ciò che più sbalordisce è che tali opere non sono solo eccezionalmente antiche, ma sono per giunta attribuite a popoli che non conoscevano neppure la ruota.  Per altro, è del tutto pacifico ed evidente che lo stile di costruzione dell'Osireion non presenta alcuna analogia con le vicine strutture architettoniche risalenti al periodo di Sethi.

Rimane poi senza risposta l'annosa questione su come avrebbero fatto gli antichi Egizi e i popoli precolombiani a scoprire o a "inventare" la stessa misteriosa tecnica di costruzione (oggi ancora ignota e praticamente irriproducibile a costi sostenibili), se le due civiltà non vennero mai in contatto tra loro. Senza contare che, spostandoci nell'italica città di Alatri o nel sito archeologico greco di Delfi, riconosceremo ancora una volta la stessa enigmatica tipologia di ingegneria edilizia.








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